Novelle Artigiane

La recensione di Donatella Lopez

Novelle artigiane di Vincenzo Moretti è un’opera d’arte. Poco più di 200 pagine che racchiudono sogni che diventano possibilità attraverso un tempo e una dimensione nuovi. Una scrittura fluida e immaginifica che cattura il lettore guidandolo attraverso un processo di riflessione sull’attuale condizione dell’uomo con le sue debolezze e le sue risorse. Racconti che prendono forma attraverso affascinanti protagonisti in un tempo e in uno spazio fantastico, che prende vita da un vissuto dell’autore a tratti autobiografico, senza cadere nella banalità o nella ridondanza.

Novelle artigiane ha l’incipit di una favola per adulti, ma è tutt’altro. Si anima attraverso un insolito e a tratti conflittuale rapporto padre-figlio, ma è anche un saggio breve sul lavoro ben fatto. È un focus sui rapporti umani, sulla pratica in disuso tra gli uomini dell’essere solidale con chi si ritrova senza beni di prima necessità, quasi un migrante che migrante non è, in un modo fantastico. Una dimensione dove cuore, confronto, ragione, dialettica e incontro tra generazioni, animano i protagonisti delle novelle.

Novelle artigiane è un libro complesso nell’accezione più alta del termine. È un libro adatto alla lettura nei fine settimana. E se fuori il tempo è uggioso o tutto viene avvolto dalla nebbia tanto meglio.

Novelle artigiane è davvero una sorpresa con la sua trama tutt’altro che scontata. È un tuffo in un mondo fatto di tecnologia e di piccolissimi origami attorno ai quali ruotano storie e leggende che scandiscono tempi e ruoli di alcuni dei protagonisti dei racconti.
Vincenzo Moretti “desidera quello che ha e continua ad avere voglia di cambiare il mondo”, si legge nella quarta di copertina. E sì, conoscendolo, è così.

Moretti è un autore di una levatura fuori dal comune. La trama del libro arriva a fare vibrare le corde più intime del vissuto di ogni lettore al quale a un certo punto ricorda che “per diventare veramente grandi, nel senso di adulti e nel senso di grandi, non basta avere un lavoro e una famiglia, e non basta neanche avere pensato, inventato e realizzato cose, più o meno importanti che siano; no, per essere veramente grandi bisogna conoscere se stessi, bisogna coltivare la propria unicità, bisogna imparare ad ascoltare e ad aspettare … Per essere veramente grandi bisogna costruire il presente, e questo ciascuno di noi lo può fare”. Come dargli torto?

Novelle artigiane, un lavoro ben fatto.

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