Novelle Artigiane

Agostino Massaro

Ciao (Prof.) Vincenzo , come promesso eccomi qua.
Dunque, io il Libro l’ho avuto la sera prima di conoscerci, cioè prima della presentazione a Guardia Perticara. Lessi le prime pagine, capii che c’era un papà che raccontava storie ed un figlio, Luigino, che ascoltava e che era smanioso di sapere; lo interrompeva spesso.
Voglio prima raccontarti una cosa: Quando ero piccolo, avevo circa nove anni, (erano gli inizi degli anni settanta, ‘73-‘74) spesso dovevo accompagnare mio padre nei suoi viaggi di lavoro a Bari (Fiat 124, nuvola densa di fumo dentro l’abitacolo etc.) avevo un sogno. Il mio sogno era quello di raccontare meraviglie ai miei compagni di scuola ed al ritorno così facevo. Raccontavo loro che mio papà (ero costretto ma ne ero felice di viaggiare in macchina con mio padre perché essendo lui molto grande mia madre si preoccupava, ed una compagnia serviva per risollevarlo dalla fatica della guida; allora a Bari, da Guardia Perticara, si arrivava percorrendo strade statali irte e piene di curve) mi aveva comprato una scatola che io mettevo sul cruscotto della macchina e da li vedevo la strada ed un puntino che avanzava man mano che noi avanzavamo, perché quel puntino era la nostra macchina.
Un’altra storia che gli raccontavo era che i tergi cristallo della Fiat 124 si azionavano appena iniziavano a cadere le prime gocce d’acqua, aumentando la velocità in maniera direttamente proporzionale alla intensità della pioggia. Precisazione: non capivo e non capisco di elettronica, né di elettrotecnica né tampoco di meccatronica; era solo la fantasia di un ragazzotto che galoppava per farsi bello raccontando sogni ai suoi compagni di scuola, quel bambino che oggi ha un navigatore ed un auto che è piena di elettronica, ivi compresa quella di azionare automaticamente i tergi cristallo al calar della pioggia.
Poi volevo scusarmi per la impropria e trasversale citazione del romanzo di Ernest Callenbach, ma io in Yod, nella idea di questo mondo remoto ma ideale, ci vedevo questo luogo dell’utopia dove le rimesse giornalistiche di Will Weston mostravano un mondo (la prima edizione del 1975, ma ciò non aggiunge niente al mio meravigliarmi) dove tutto sembrava utopia ma che oggi ne abbiamo tangibili esempi; vedasi energie da fonti rinnovabili, treni elettrici recupero dei rifiuti ed altro.

Tornando al tuo libro, riprendo a leggerlo con assiduità e Mercoledì 12 ultimo scorso ti prometto di leggerlo e farti sapere il mio pensiero; lo finisco di leggere ieri mattina, Giovedì 13 settembre, e subito completo il mio quadro su ciò che man mano cresceva in me. Ti ho anticipato qualcosa ma completo il mio pensiero.

Già il fatto che parliamo di una storia dove c’è chi racconta le storie è tanto, poi incominci a leggere che: “ascoltare è importante perché ti aiuta a capire il punto di vista degli altri, ad accettare e a rispettare le differenze; perché ascoltando si impara; perché più cose differenti ascolti e più hai la possibilità di farti una tua opinione senza essere vittima di pregiudizi”, mi rendo conto che sto per immergermi in qualcosa di “fantastico”; io sono uno abbastanza pletorico.
Risparmio la citazione dell’importanza di aspettare che ha lo stesso valore e la stessa carica di cui sopra.
Andando avanti scopri la saggezza di Tanino che ti ricorda che solo se ti smarrisci riesci a trovare la strada per la propria casa.
Il pizzaiolo, Matteo, che capisce che non basta fare bene la pizza come l’aveva imparata dal suo maestro ma metterci del suo, uscire dall’Oceano Rosso dove tutti fanno la pizza, ed entrare in un Oceano Blu (cit. Kim – Mauborgne) dove la pizza come la fa Matteo la fa solo Matteo. Così come Elio lo chef che non ci tiene ad essere chiamato chef, con il suo RaviolEvo.
E poi le regole verso il lavoro; quel lavoro che a domanda Elio risponde dicendo che per lui il lavoro è prima di tutto passione. E poi la storia del coma, del trovarsi di vite che si accorgono di stare su una riga livellata dalla sorte dove le differenze hanno valore quasi nullo.
E l’arte del comando che per essere valida deve necessariamente passare dal saper ubbidire.
Ed ancora sul lavoro dove Jonas ripete un concetto semplice: la cosa più importante nel lavoro è l’educazione ed il rispetto.
Dopo aver letto, ho riflettuto sul concetto che le cose più semplici, forse banali quali sono i pilastri del vivere bene, se non ti ritornano alla mente per poterci poggiare le tue aspettative non avrai mai la forza di poter incedere con i tuoi passi verso il futuro.
E poi mi è tornata alla mente una cosa che diceva sempre mio padre: abbi sempre rispetto di chi lavora seriamente, qualunque siano i suoi difetti e le sue caratteristiche, se fatica è uno che merita rispetto.

E questo invece è quello che penso del libro:
Un libro che ci fa capire che non bisogna rinunciare ai sogni, ma che guardando avanti ogni tanto occorre girarsi dietro per vedere da dove veniamo e poter poggiare la leva del futuro sul ceppo della esperienza, in maniera da poter realizzare cose nuove senza rinunciare agli insegnamenti di chi ha esperienza, per far sì che il nuovo mondo sia un mondo ben fatto grazie al lavoro ben fatto da chi lo ha vissuto un attimino prima di noi. Del resto l’Utopia è come studiare o remare controcorrente, se ti fermi rischi di tornare indietro.

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