Novelle Artigiane

Giuseppe Carullo

Buongiorno caro amico,
anche se ci conosciamo da pochissimo tempo mi piace quando mi chiami così e anche a me piace farlo perché  sento che abbiamo tante cose in comune, di sicuro la considerazione altissima che abbiamo del lavoro, ma soprattutto perché – potrò sembrare un po’ matto e “megalomane”- il tuo emozionante libro sembra raccontare la mia storia o quanto meno sembra  scritto apposta per me. E sono sicuro che presto faremo tante belle cose insieme.

“Credo che ogni nuova persona che entra nelle nostre vite rappresenti una nuova possibilità. Tutto il resto può essere più o meno importante, ma viene comunque dopo. Forse quando ci conosceremo meglio avrai più voglia di raccontarti, o forse no. In ogni caso ciò che conta veramente è quello che riusciremo a fare insieme.”

Innanzitutto ti ringrazio di cuore per aver insistito durante quel casuale, e forse per questo ancor più bello, incontro in treno proseguito in stazione, nel volermi far leggere Novelle Artigiane per capire cosa tu intendessi veramente per #lavorobenfatto. È una filosofia, uno stile di vita, “a status of mind” che viene raccontato in maniera eccezionale, coinvolgente, emozionante in questo libro.
In realtà quello che mi ha più colpito, ma già dal nostro primo incontro di cui non dimenticherò mai la tua immediata disponibilità ed entusiasmo, è la tua visione lucida, concreta e serena di affrontare un tema così difficile con una ricetta che può sembrare semplice a tratti banale, ma che raccontata nel modo giusto, proprio come hai saputo fare tu in questo libro, è di una potenza dirompente.

“Nel mio mondo ci sono tantissime persone  che fanno bene le cose che debbono fare. Il punto è che ognuno fa da sé, e questo riduce di molto le loro possibilità, sia come singoli che come comunità. È da qui che nasce il mio sogno, è qui che si innesta la mia possibilità. Dobbiamo connettere il talento delle persone con l’organizzazione delle strutture e la capacità di fare sistema dei territori. Più o meno, perché bisogna che cambi la cultura, l’approccio. Delle persone, delle organizzazioni, e delle comunità. Sostituire il potere della forza, della gerarchia e del denaro con il potere della bellezza, della condivisione e della consapevolezza è come fare una rivoluzione. È venuto il momento di definire una metodologia, di realizzare un modello replicabile, di sperimentarlo e di procedere come dicevano gli antichi. E come dicevano gli antichi?  “Addò arrivamm mettimmo ‘o spruòccolo”, dove arriviamo mettiamo la zeppa, segniamo il punto di arrivo non per forza definitivo. L’importante è cominciare, perché solo quello che non comincia non finisce. È” vero, ci aspetta un lavoro impegnativo, ma se non cominciamo non capiremo mai se siamo in grado di farcela. Dobbiamo lavorare sull’aspetto più importante, quello che si riferisce alla convenienza. Nel senso che bisogna che ogni persona, indipendentemente dall’età, da quello in cui crede, che pensa e che fa, condivide la consapevolezza che fare bene le cose è conveniente. È quello il ponte che collega la testa al cuore, il modo per interiorizzare le idee e abituarsi a esse. Come quando da bambini impariamo ad allacciarsi le scarpe, che prima ci sembra difficile e poi quando ci siamo abituati lo facciamo senza pensarci. Quelli che scelgono di fare bene il lavoro che devono fare sono più sereni, vivono più soddisfatti e dormono meglio la notte. L’ignorante non si conosce mica dal lavoro che fa, ma da come lo fa.”

Credo anche che questo libro sia capitato nel momento giusto della mia vita, perché come ti ho già accennato, sono due anni che, pur essendo stato da sempre appassionato di politica, ho deciso di impegnarmi attivamente in un bellissimo progetto chiamato MOVIMENTA.
Perché te ne parlo? Perchè se da un lato sicuramente una delle motivazioni è stata la riflessione su questo momento storico che considero particolarmente “complicato”, la scintilla è stato proprio il tema del lavoro. Infatti durante un master che ho frequentato presso una business school su “Industry 4.0 e Internet of Things”, dove aldilà degli aspetti tecnici ho approfondito molto anche gli impatti sociali dovuti ai grandi cambiamenti che le nuove tecnologie stanno provocando nel mondo del lavoro, ho conosciuto le persone che pochi mesi prima avevano fondato Movimenta mettendo proprio il tema delle opportunità e del lavoro al centro del progetto.

“Nella politica come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi li: non farsi mai troppe illusioni e non smettere mai di credere che ogni cosa che fai potrà servire.”  (cit. Calvino)
“Senza l’impegno, lo spirito, la volontà, la responsabilità delle persone la Costituzione è solo un pezzo di carta, lo si lascia cadere e non si muove.”  (cit. Calamandrei)

Come ti dicevo inizialmente, questo libro mi ha commosso tanto perché mi ha fatto ripercorre un po’ tutta la mia vita, sicuramente il legame padre-figlio cosi come proprio quello che succede al padre di Luigino, che purtroppo conosco bene cosa significa.
In realtà, è proprio la figura forse chiave del tuo libro, Mastro  Giuseppe, che ogni volta mi riportava alla mente tutti i bellissimi ricordi che ho di mio padre – lui ti sarebbe davvero piaciuto tanto- che da perito elettrotecnico super appassionato di tecnologia e meccanica e con tanti lavori diversi fatti fin da giovanissimo, sapeva davvero aggiustare qualsiasi cosa. Inoltre i bellissimi riferimenti alla Napoletaneità, come le storie legate al caffè, alla pizza, Natale in casa Cupiello, e i luoghi cari a tutti i noi napoletani (in primis la casa di Tonino alla Pedamentina che tra l’altro è uno dei posti che abbiamo attraversato durante il bellissimo safari urbano di Movimenta che abbiamo organizzato lo scorso novembre), mi riportavano alla mente i discorsi con mio nonno che è stato un famoso giornalista e poeta napoletano oltre che direttore di due giornali “Ribalta” e”6&22”.

Mio nonno e mi padre sono state le persone più importanti della mia vita, quelle che mi hanno insegnato praticamente tutto, ma se ne dovessi scegliere una tra le tante ti direi il senso del sacrificio e quindi del #lavorobenfatto. In realtà, vorrei dirti tantissime cose ma non solo non sono molto bravo ad esprimere le mie emozioni, figurati a scriverle (come avrai notato). Mi farebbe quindi davvero molto piacere se, come ci siamo promessi , riuscissimo presto a vederci  per una bella cena dove faremo la nottata a parlare di noi ma soprattutto di cosa fare in futuro.

“Se prima non sistemi i cieli affondati che affollano la tua esistenza è difficile scegliere il tuo destino.  Vite come quelle di papà non è che si possano semplicemente mettere via. Ci sono da mettere a posto i cassetti con gli insegnamenti e quelli con i ricordi, ci sono da saldare i conti con l’assenza e con il rimpianto. Senza contare il dolore, che quello quando ti stringe in petto e poi si arrampica su, fino alla gola, è difficile da tenere a bada.
È venuto il momento di superare il complesso di Edipo, di mettere in soffitta la versione idealizzata di mio padre. Tra poco verrà il momento di raccontarlo alle mie figlie, e voglio che loro conoscano l’uomo, non il mito, il nonno che sarebbe stato felice di portarle in giro, di giocare, di smontare e rimontare storie e computer insieme a loro”.

Purtroppo ho paura che io la versione idealizzata di mio padre non riuscirò mai a metterla in soffitta ma sicuramente farmi una bella chiacchierata con te sono sicuro che mi aiuterà molto.
Ci vediamo presto amico mio, anche perchè dobbiamo preparare una bellissima presentazione.

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